REVIEWS | Il Giornale della Musica

Il Don Carlos nella versione più completa
Al festival di Lione l’edizione cosiddetta “della prova generale”, con il coro iniziale dei boscaioli e le danze
...La direzione di Rustioni realizzava perfettamente il colore particolare – ottenuto con sottili sfumature e velature, come si direbbe a proposito di un quadro - che deriva a quest’opera sia dalla lingua francese, con la sua abbondanza di vocali semimute e nasali, sia dal dramma, ambientato nella cupa corte spagnola, dove tutti devono trattenersi e nessuno, nemmeno il re, può agire in modo aperto ed esprimersi in modo diretto: tutto questo si rispecchiava mirabilmente in una concertazione che otteneva dall’orchestra fraseggi estremamente vari e mobili e sonorità attentamente calibrate e sfumate. Pur essendo un grand opéra, il Don Carlos ha infatti al novanta per cento un carattere intimista, ma inevitabilmente ha anche momenti grandiosi, realizzati altrettanto bene da Rustioni, che non è caduto mai nella magniloquenza esteriore, del tutto estranea a Verdi, cogliendone invece la grande drammaticità, come nella scena dell’auto da fé, più asciutta del solito e quindi più terribile e crudele.

Daniele Rustioni protagonista a Lione
Macbeth e Attila completano il programma del festival dell’Opéra National
Oltre al Don Carlos quest’anno erano in programma al festival primaverile dell’Opéra National de Lyon altre due opere di Verdi, Macbeth e Attila. Protagonista assoluto del festival è stato Daniele Rustioni, chiamato a sostenere prima il faticoso tour de force di preparare tre opere contemporaneamente e a superare poi un severo esame d’interprete verdiano davanti al pubblico e alla critica.
...Per la terza e ultima opera del festival ci si è trasferiti dall’Opéra all’auditorium, dove l’Attila è stato eseguito in forma di concerto.
...Qui Rustioni dimostrava senza alcun possibile dubbio di avere Verdi nel sangue: la sua interpretazione - come richiede quest’opera tipica del primo Verdi, essenziale e popolare ma certamente non rudimentale o volgare - era meno costruita e più serrata e incalzante, portando la temperatura al color bianco. Ne dava una dimostrazione esemplare la ripetizione delle cabalette, che tante altre volte è sembrata soltanto uno scrupolo filologico e che qui invece ritrovava la propria vera funzione, cioè concludere il pezzo in uno stato di esaltazione, travolgendo gli ascoltatori con un irresistibile crescendo e portando alle stelle l’entusiasmo.
Il Giornale della Musica, Mauro Mariani

D R