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Opéra de Lyon. L'Incantatrice alla sua prima francese
Il Festival di Lione, interno alla stagione ideata dal direttore artistico dell'Opéra di Lyon, Serge Dorny, che quest'anno ha come titolo Vies et Destins (vite e destini) è stato inaugurato il 15 marzo scorso da Čarodejka (L'Enchanteresse; L'Incantatrice), nell'originale russo di Pëtr Il'ič Čajkovskij, che è alla sua prima rappresentazione in Francia. Una produzione di grande impegno per l'Opéra de Lyon a causa della durata dello spettacolo di quasi quattro ore, del gran numero dei personaggi e dell'impegno che la scrittura musicale richiede al direttore, al coro, all'orchestra e agli interpreti.
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L'opera che precede la Dama di picche, appartiene alla maturità dell'artista e ha una scrittura musicale molto complessa per le armonie, i ritmi, le dinamiche e i timbri, che in alcune parti anticipano quelle del '900, una complessità che è aderente alla drammaturgia e potentemente coinvolgente e ammaliante. Si apre con la descrizione dei frequentatori dell'osteria con richiami al folklore russo che evocano la celebre scena del Boris Godunov (1874). La differenza profonda è che, a parte l'arioso di Kuma, gli altri non hanno arie ma brevi interventi diversi per musica e ritmo, sono come tanti pezzi di un caleindoscopio che tutti insieme concorrono a formare la scena. Il decimino a cappella alla fine del primo atto è un vero pezzo di bravura perché lungo, difficile per l'intonazione e il contrappunto, come ha evidenziato il M° Daniele Rustioni in un incontro con la stampa che ha preceduto la recita. Nei tre atti successivi i sentimenti passionali dei quattro personaggi principali si manifestano impetuosamente, se quelli di Kuma e Yuri sono quelli solari dell'amore corrisposto, quelli della coppia principesca sono tanto violenti quanto distruttivi perché scaturiscono da pulsioni sentimentali e sessuali incontrollate: gelosia, possesso, desiderio di dominio, orgoglio. Il compositore li rappresenta attraverso i duetti che sono le forme musicali dominanti, in cui queste passioni si confrontano e si scontrano. Nel secondo atto ci sono anche brevi ariosi della Principessa e del Principe in cui espongono dolorosamente il loro stato d'animo: amore tradito della prima, il rimorso e l'ossessione amorosa del secondo, che precedono lo scontro nel drammatico duetto. Due duetti dominano anche il terzo, quello violento in cui Kuma respinge coraggiosamente la passione del Principe che vorrebbe possederla con la forza e quello della stessa con Yuri. Il giovane principe, arrivato col proposito di ucciderla, che invece si innamora di lei, che già dal primo atto aveva manifestato il suo amore per lui.
Un ruolo impegnativo è anche quello del coro soprattutto quello maschile perché oltre alla parte folkorica e di contorno, quella femminile all'inizio del secondo atto, sono ardui la conclusione del primo atto con il decimino, la scena della rivolta nel secondo, l'inizio del quarto e in particolare l'ammaliante lamento funebre che chiude l'opera. Questo coro deve essere eseguito con le peculiarità delle litanie ortodosse, con le note lievemente “sporcate”, un aspetto di non trascurabile difficoltà, è un coro scritto a parti late, con la predominanza dei bassi, erano venti, mentre i tenori, dodici, per dare quel tipico colore cupo delle litanie ortodosse. Il coro dell'Opéra di Lyon si è disimpegnato egregiamente in questo difficile compito e così l'orchestra sotto la direzione magistrale di Daniele Rustioni, che può essere a giusto titolo orgoglioso della sua riuscita. 
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Fragorosi applausi e meritatissimi alla fine per tutti gli interpreti e una vera acclamazione per la protagonista e per il direttore (...)

Daniela Puggioni, Gothic Network

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